Spero sia stato un corto circuito e una sfortuna per una macchina nuova. Se non dovesse essere così non ho proprio idea del motivo, non ho problemi con nessuno né avuto discussioni. Anzi questo è un periodo molto tranquillo anche con i comitati festa e le confraternite. Se non dovesse trattarsi di un corto circuito sarebbe preoccupante». Così don Silvio Pepiciello, parroco a Montesarchio, all’indomani del rogo doloso che la notte del Primo maggio ha distrutto la sua auto, una Fiat 500. Il sacerdote non sa spiegarsi l’episodio. Appurata la natura dolosa i carabinieri stanno cercando di risalire all’autore o agli autori setacciando la vita del parroco e la sua attività, anche per conto della Curia, svolta nella cittadina caudina. Don Silvio, tra l’altro, ma non c’è assolutamente nessun collegamento tra i due episodi, a novembre è salito alla ribalta della cronaca perché, attraverso pubblici manifesti, aveva attaccato le agenzie funebri. In quell’occasione il parroco chiarì che «nessuno per messe e trigesimi era autorizzato a chiedere soldi per la sua parrocchia come gli veniva riferito, in quanto le offerte vanno fatte direttamente al parroco». La risposta non si fece attendere dai gestori delle agenzie che, sempre tramite manifesti, respinsero fermamente le accuse e chiesero pubblici chiarimenti. Caso poi risolto tra i diretti interessati, che ebbero modo di chiarirsi.
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